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Auto Avio Costruzioni 815

Anche se Enzo Ferrari, per gli accordi scritti con l’Alfa Romeo dopo aver cessato i suoi rapporti con la Casa del Portello, non poteva darle il proprio nome (il veto aveva la durata di quattro anni, fino al 1943) nel 1940 realizzò la sua prima vera autovettura, battezzandola con il nome della società che aveva fondato il 1° settembre del 1939 a Modena in Viale Trento e Trieste 11, la Auto Avio Costruzioni, nella stessa sede che ospitava la Scuderia Ferrari. La 815 che fu realizzata in soli due esemplari, partecipò alla Mille Miglia del 1940, anche pilotata da Alberto Ascari, anche se non terminò la competizione.

Anche se Enzo Ferrari, per gli accordi scritti con l’Alfa Romeo dopo aver cessato i suoi rapporti con la Casa del Portello, non poteva darle il proprio nome (il veto aveva la durata di quattro anni, fino al 1943) nel 1940 realizzò la sua prima vera autovettura, battezzandola con il nome della società che aveva fondato il 1° settembre del 1939 a Modena in Viale Trento e Trieste 11, la Auto Avio Costruzioni, nella stessa sede che ospitava la Scuderia Ferrari. La 815 che fu realizzata in soli due esemplari, partecipò alla Mille Miglia del 1940, anche pilotata da Alberto Ascari, anche se non terminò la competizione.

Motore
Anteriore longitudinale – 8 cilindri in linea – Cilindrata 1.496 cm3 – Alesaggio x corsa 63×60 mm Potenza 72 CV a 5.500 giri/min – Monoalbero, 2 valvole per cilindro – Accensione singola, 1 distributore 4 carburatori Weber 30DR2.

Trasmissione
Trazione posteriore, cambio a 4 marce + retromarcia.

Corpo Vettura
Sport a 2 posti con telaio a longheroni e carrozzeria Touring – Sospensioni anteriori a ruote indipendenti – Retrotreno ad assale rigido con balestre longitudinali a barra antirollio.

Dimensioni e Peso
Passo 2,420 m – Carreggiata anteriore e posteriore 1,240 – Lunghezza n.d., larghezza n.d., altezza n.d. Massa 625 kg.

Prestazioni
Velocità massima 170 km/h

Dei due esemplari costruiti della Auto Avio Costruzioni 815 , l’auto di Ascari fu ceduta dallo stesso pilota a Enrico Beltrachini che, nel Dopoguerra, la impiegò in almeno otto gare, mentre quella di Lotario Rangoni, morto durante il Secondo conflitto mondiale, rimase di proprietà del fratello Rolando e venne poi demolita nel 1958.

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